IL QUADRO TREVISO Le rette verranno aumentate di almeno 150 euro all’anno, ovvero 15 al mese. Ma non è detto che basterà. «Si perchè in autunno i costi saranno di almeno 40 euro in più a bambino. E le scuole sono già con l’acqua alla gola». Navigano in acque agitate le scuole materne private di Treviso, quelle che, di fatto, visto il numero insufficiente di asili pubblici, accolgono nella Marca il 70% dei bambini. «Serve un aiuto del Governo, oppure nei prossimi mesi molte strutture saranno costrette a chiudere» lancia l’allarme Simonetta Rubinato, presidente della Fism di Treviso (la federazione italiana delle scuole materne). In provincia sono 206 le scuole dell’infanzia convenzionate: accolgono 13mila e trecento bambini con rette che variano dai 150 a i 200 euro. Quindici euro in più, se basterà, vuol dire circa il 10%.
L’ANALISI A livello di costi, un’indagine Uripa (Unione regionale istituzioni pubbliche e private) calcola per le scuole dell’infanzia da gennaio a luglio un aumento di circa 18 euro al mese. «La situazione ora è peggiorata – conferma Rubinato – i dati della scuola dell’infanzia parlano, per Treviso di 40 euro al mese e 400 euro l’anno». Una stima, che avverte, è prudenziale, perchè in alcune strutture l’aumento si attesta sui 60 euro al mese. Inoltre bisogna considerare il rinnovo del contratto di lavoro collettivo, che anche per la Fism comporterà inevitabili aumenti nel costo del personale. «Scaricare sulle famiglie che già pagano rette per un servizio che lo stato dovrebbe garantire è iniquo – sottolinea – ma diventa insostenibile anche per le scuole fare fronte a questi aumenti».
I DATIA Treviso a fronte di 5500 bambini che frequentano la scuola dell’infanzia statale, sono 13.300 quelli iscritti alle paritarie che quindi erogano il 70% del servizio destinato a questa fascia d’età. Già lo scorso anno 4 scuole hanno chiuso definitivamente i battenti: oggi in provincia di Treviso le scuole dell’infanzia Fism sono 206. «Se però guardiamo i dati dal 2008 in provincia di Treviso il sistema ha perso 33 scuole, 182 sezioni (solo quest’anno ce ne sono 30 in meno). Sono però raddoppiati i bambini che necessitano del servizio di sostegno». In quattordici anni insomma il servizio trevigiano ha perso 7.000 iscritti. Un combinato disposto di denatalità ma anche di difficoltà economica che spesso obbliga le famiglie a riferirsi all’aiuto dei nonni e di altri congiunti, o a mamme che scelgono di non lavorare. «L’Istituto Cattaneo ha pubblicato un studio per la disuguaglianza nascosta nelle scuole d’infanzia che fotografa appieno la situazione trevigiana- aggiunge Rubinato- secondo il Miur il costo medio a bambino in una scuola statale dell’infanzia è di 6.873,99 euro l’anno. E lo Stato cosa riconosce invece alle paritarie a bambino? 700 euro l’anno, cioè un decimo». Le scuole parificate quindi possono contare sui 700 euro statali, circa 200 euro di contributi regionali e circa 600 di media da parte dei comuni (esistono comuni virtuosi che arrivano a 1000 euro ma altri che ne erogano 400). Si arriva quindi a circa 1500 euro per le scuole Fism. Il resto? Famiglie e volontariato. Invito pertanto a guardare le delibere della Fism di Trento. Loro gestiscono circa 12 mila bambini. E la Regione, che gestisce direttamente il servizio, riconosce 8.000 euro per ogni bambino».
IL PERSONALE C’è poi il tema della mancanza di personale. Per stare in piedi le scuole Fism dell’infanzia hanno compensi al ribasso rispetto alla Statale. Da poco sono stati fatti i concorsi e chi possiede un titolo di laurea idoneo (scienze della formazione primaria) si sposta sul tempo indeterminato nella Statale. «Alla Fism restano laureate in scienze dell’educazione che però non possono essere assunte a tempo indeterminato perchè non hanno il titolo di studio adeguato». «Nelle ultime settimane ho attivato, come presidente Fism Treviso un contatto con il ministro d’Incà che seguirà i lavori di conversione del Decreto aiuti bis chiedendo che venga considerato e stanziato un credito d’imposta per le scuole d’infanzia. La commissione bilancio del senato Decreto aiuto bis si riunisce il 30 agosto poi andranno in aula il 6 settembre e il 13 settembre è previsto che il Decreto passi in aula alla camera. I tempi sono molto stretti. Ma il Governo deve metterci subito una pezza».
Fonte: unebaveneto.org